1919,  Gramsci,  testi

E' proprio solo stupidaggine?

Non firmato, “Avanti!”, ed. piemontese, anno XXIV, n. 229, 10 settembre 1920.

Meritano un certo rilievo le notizie e i commenti che sull’azione degli operai metallurgici va pubblicando la “Gazzetta del Popolo”. Gli scrittori di questo giornale hanno, nello svolgersi della storia italiana, la stessa importanza che, nella storia di una famiglia, ha un cencio mestruato: essi devono essere tenuti d’occhio come esponenti di una sottoclasse sociale che trae importanza solo dal discreto numero dei suoi componenti, numero che determinerà, a un certo momento, un problema di polizia proletaria.
Gli scrittori della “Gazzetta” sono essi stessi un documento della cattiva posizione storica oggi occupata dalla borghesia: questi miseri e infelici artefici di quattro pagine quotidiane di prosa dimostrano come la capacità direttiva dei borghesi sia un mito sciocco. Essi scrivono senza coordinamento, senza ordine, senza una centralizzazione del lavoro collettivo: essi davvero sono come una squadra di operai manuali cui sia venuto meno il sostegno del “capo”: producono pezzi, casualmente, senza possibilità di ingranamento.

Questi sagrestani della vita politica non capiscono nulla di quanto si sta svolgendo: non capiscono nulla né dei rapporti generali delle forze nazionali che attualmente dànno una figura al conflitto e che sono il governo, la classe operaia, gli industriali, la casta militare, né delle condizioni nuove sorte nel campo operaio, per ciò che riguarda la possibilità di autogoverno industriale e politico, né dei rapporti internazionali che si profilano e servono a formare lo sfondo grandioso degli avvenimenti italiani. Questi sagrestani seguono un solo istinto: l’odio contro la classe operaia, un odio sordo, cieco, opaco, massiccio, che li porta al massimo di scempiaggine e di abbiezione. Questi sagrestani giudicano il movimento attuale degli operai italiani alla stregua degli schemi mentali costituitisi nella polemica sul bolscevismo russo: ma siccome questi schemi non contengono la realtà italiana, i sagrestani della “Gazzetta” si contraddicono da colonna a colonna, da paragrafo a paragrafo. Gli operai italiani prima di avere il potere politico, disciplinati dalla semplice energia locale dei Consigli di fabbrica, lavorano e producono: per ottenere un fatto di questo genere in Russia furono necessari molti e molti mesi di sforzi pazienti, di propaganda e di organizzazione. Gli scrittori della “Gazzetta” in una colonna ammettono la disciplina operaia (si maravigliano anzi con ingenua stupidaggine che essa sia tanto severa e tanto efficace); in un’altra colonna ammettono che il lavoro e la produzione, svolgendosi con una certa intensità, determinano una rapida diminuzione delle materie prime; in una terza colonna maestosamente e trionfalmente “constatano” che gli operai, data l’assenza dei proprietari, non lavorano e non producono, poiché a priori è impossibile che un motore ronzi e che una macchina morda il metallo, senza il vigile e solerte occhio del proprietario investito dalla divina grazia del potere di dirigere e coordinare.
La stupidaggine di questi cenci mestruati della “Gazzetta” è una prova dei tremendi pericoli che oggi può correre la nazione italiana. Il paradosso storico già verificatosi in Russia della classe operaia che salva la nazione dalla dominazione straniera, si delinea anche per l’Italia come una realtà. La “Gazzetta del Popolo”, che per la guerra non ha esitato a consegnare l’Italia mani e piedi legati alla Francia, forse non vede neppur oggi malvolentieri una possibilità di questo genere. E ciò verrebbe dall’avvento in Italia di un governo di forza dopo una disfatta della classe operaia: l’Italia scadrebbe al livello dell’Ungheria bianca, che si regge solo perché vassalla del militarismo e della finanza francese. Ciò sembra comprendano molto bene i borghesi che sono al governo: è naturale non lo comprendano i sagrestani della “Gazzetta” (se la loro stupidaggine è ingenua e non è un metodo in dipendenza della massoneria e dell’ambasciata di Francia), come è naturale che la “Gazzetta” nel suo pubblico bovino passi per la bandiera del piú puro patriottismo. (Le continue domande di reazione della “Gazzetta del Popolo” non corrispondono al consiglio amichevole dato da Clemenceau a Nitti e agli intrighi romani dell’ambasciatore Barrère?) Delle forze reali oggi in urto – classe operaia, industriali, casta militare – una sola è nazionale, la classe operaia. Gli industriali, che fanno emigrare i capitali all’estero, che cercano di esonerarsi dal pagamento delle imposte necessarie alla vita dello Stato, sono un dissolvente della nazione: come in Russia e come in Ungheria essi pensano già ad aprire i confini a un militarismo straniero che li assicuri della loro proprietà e dell’asservimento della classe operaia. La casta militare è un’escrescenza della vita nazionale, che si preoccupa solo di godere sinecure, e si è trasformata ormai in uno stato maggiore poliziesco: vede il nemico nella classe operaia nazionale e non in chi può togliere alla nazione la sua indipendenza.
La classe operaia è l’unica forza che rappresenti gli interessi della nazione italiana nel quadro della libertà e della cooperazione internazionale. La classe operaia ha dimostrato di sapersi governare industrialmente, ha dimostrato di voler salvare la produzione contro la volontà di distruzione degli industriali. La classe operaia ha degli amici nel campo internazionale che non ha la classe capitalista: in Inghilterra il Consiglio operaio d’azione si opporrebbe a ogni forma di blocco contro il proletariato italiano in lotta vittoriosa; in Germania il Partito degli Indipendenti che esita ad assumere il potere per paura della Francia e per non far trovare sola la Germania dinanzi a una aggressione francese, riacquisterebbe la fiducia in sé; in Jugoslavia il Partito comunista, che ha conquistato i municipi di tutte le città, ha dimostrato di essere una forza capace di tenere a freno il proprio militarismo e di rovesciarlo. La classe operaia italiana che la “Gazzetta del Popolo” (ma non entrerà proprio nulla nulla di millerandismo e di barrerismo nella stupidaggine degli scrittori della “Gazzetta”?) vorrebbe vedere annientata, polverizzata, gassificata dalla mitraglia e dai lanciafiamme, è oggi l’unica forza nazionale che possa salvare l’Italia dall’abisso in cui l’hanno spinta gli uomini delle radiose giornate e i capitalisti avidi solo di arricchimento individuale e di strapotere politico.

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