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Those places, they taste like MagnoliaPosti che sanno di magnolia

Lilac and magnolia

Under stays the perfume of lilac, going west, a perfume of fullfilling spring, but you are waiting for the sweetest and pervasive smell of magnolia which, with its big open hands, going east towards summer, search for you, embrace your body and leave you in a stranglehold grip.

It’s not worth that delicate caresse with the back of the hand, the one of the lilac, once you’ve tasted magnolia.

It’s not worth for those little flowers with their soft colors from pink to blue, when you’re waiting a fullfilling cream white to soffucate you, bite you, exhausting, more insiting than honey, more pure and coarse than cala lily, darker, brown, thick, carnale.

And the magnolia in summer it’s you and still I’m gripping to that memory and if the Lilac blooms west, I cannot do anything but watching the virile leaves on east searching for your skin, its toughness, its strenght, its sweet smell of passion, my poison.

 

Ci sono posti…

Ci sono posti in cui vorrei entrare, ma non posso, o meglio, avrei una gran voglia di entrarci, se solo capissi, se solo fossi diversa, se solo fossero diversi questi posti.

Cambiare me è difficile, improbabile, sarebbe una farsa, cambiare i “posti”, sarebbe snaturarli, controproducente, né mi interessa sul serio. Eppure c’è come un filo rosso che mi lega a questi “posti”, una cordicina a cui sono legata che mi tira e mi attira, stordita da note e da specchi luccicanti.

Questi “posti” non hanno nulla di me, io ho poco di loro. E soprattutto questi posti mi ricordano un luogo segreto, ma nemmeno poi tanto, che ho condiviso con lui un anno fa. E’ passato quasi un anno. Lui mi ha stregata con le note di un altro e le parole generalistiche, ma dolci, che piacciono ad una donna. Per un attimo mi sono sentita amata, per un attimo avrei amato me e lui, senza batter ciglio.

Poi la realtà si è fatta strada, prepotente, e non ho saputo accettare le bugie. Avrei voluto verità, non un pacchetto confezionato per ogni gusto e latitudine. Avrei voluto essere amica e amante, ma sono stata estromessa per far posto ad un inesistente teatrino degli orrori.

I mostri, se sai guardarli in faccia, si mostrano per l’umanità che sono e vorresti solo proteggerli. I teatrini degli orrori sono per le persone che fuggono, che, disumanamente, ti chiudono la porta del cuore per tenerti in un giardino di plastica a correre come un criceto in gabbia.

Avrei voluto entrare nella sua mostruosità con tutta me stessa, ha preferito mettersi una maschera e mi chiedeva di metterne una anch’io.

Le maschere, la sua, che gli si è appiccicata in faccia e menrte dice le sue sicurezze esplode sul viso tutto il marciume della sofferenza che si porta dietro, dell’incapacità di riconoscere quanto è perso e di riprendersi in mano la sua vita con un colpo forte, di polso.

Lui perso, lui, l’uomo, m’ha persa.

Ma io continuo a pensarlo e per lui, oltre a noi, per mantenere un pezzetto di lui, ho cominciato un altro cammino, per avvicinarmi e tentare di riprendere almeno in piccola parte ciò che mi è stato rubato repentinamente. Non sentirò più la sua voce, anche se altre potrebbero, per accento e timbro, somigliarci un po’. Mi manca terribilmente quella piccola, disgustosa e meravigliosa parte vera che mi ha mostrato e che io ho preso tra le mani come il tesoro più prezioso. Mi manca quella tale intimità che voleva guadagnarsi e che scivolando dolcemente gli ho permesso in toto. Mi manca quel grado di fiducia che ha distrutto consciamente passo a passo e con un certo impegno. In realtà tutto questo ed altro era da mettere in conto.

Lui dov’è?

Lui non c’è più. E’ solo ricordo etereo nei miei pensieri e nelle mie sensazioni, sensazioni di ricordi, lontani, usati ed abusati, per quasi 365 giorni.

Mi manchi, ma tu non ci sei più, anzi non sei mai veramente esistito perché chissà, anche come mostro sei stato solo una bugia.Il lilla e la magnolia

Hai il profumo del lilla sotto, ad ovest, profumo di primavera piena, ma aspetti il dolce e penetrante odore della magnolia dalle grandi mani aperte, ad est verso l’estate, che ti cercano e t’abbracciano il corpo e ti lasciano in una morsa senza fiato.

A poco vale la delicata carezza a dorso della mano, del lilla, una volta gustata la magnolia.

A poco valgono quei fiorellini dalle sfumature tenui dal rosa all’azzurro, quando attendi che un bianco pieno di panna ti soffochi, morda, estenuante, più insistente del miele, più puro e grossolano di una calla, più scuro, marrone, spesso, più carnale.

E la magnolia d’estate eri tu e ancora m’avvinghio a quel ricordo e se il lilla fiorisce ad ovest, non so che guardare alle foglie mascoline dell’est cercando la tua pelle, la sua durezza, la sua forza, il suo odore dolce di passione, il mio veleno.

Ci sono posti…

Ci sono posti in cui vorrei entrare, ma non posso, o meglio, avrei una gran voglia di entrarci, se solo capissi, se solo fossi diversa, se solo fossero diversi questi posti.

Cambiare me è difficile, improbabile, sarebbe una farsa, cambiare i “posti”, sarebbe snaturarli, controproducente, né mi interessa sul serio. Eppure c’è come un filo rosso che mi lega a questi “posti”, una cordicina a cui sono legata che mi tira e mi attira, stordita da note e da specchi luccicanti.

Questi “posti” non hanno nulla di me, io ho poco di loro. E soprattutto questi posti mi ricordano un luogo segreto, ma nemmeno poi tanto, che ho condiviso con lui un anno fa. E’ passato quasi un anno. Lui mi ha stregata con le note di un altro e le parole generalistiche, ma dolci, che piacciono ad una donna. Per un attimo mi sono sentita amata, per un attimo avrei amato me e lui, senza batter ciglio.

Poi la realtà si è fatta strada, prepotente, e non ho saputo accettare le bugie. Avrei voluto verità, non un pacchetto confezionato per ogni gusto e latitudine. Avrei voluto essere amica e amante, ma sono stata estromessa per far posto ad un inesistente teatrino degli orrori.

I mostri, se sai guardarli in faccia, si mostrano per l’umanità che sono e vorresti solo proteggerli. I teatrini degli orrori sono per le persone che fuggono, che, disumanamente, ti chiudono la porta del cuore per tenerti in un giardino di plastica a correre come un criceto in gabbia.

Avrei voluto entrare nella sua mostruosità con tutta me stessa, ha preferito mettersi una maschera e mi chiedeva di metterne una anch’io.

Le maschere, la sua, che gli si è appiccicata in faccia e menrte dice le sue sicurezze esplode sul viso tutto il marciume della sofferenza che si porta dietro, dell’incapacità di riconoscere quanto è perso e di riprendersi in mano la sua vita con un colpo forte, di polso.

Lui perso, lui, l’uomo, m’ha persa.

Ma io continuo a pensarlo e per lui, oltre a noi, per mantenere un pezzetto di lui, ho cominciato un altro cammino, per avvicinarmi e tentare di riprendere almeno in piccola parte ciò che mi è stato rubato repentinamente. Non sentirò più la sua voce, anche se altre potrebbero, per accento e timbro, somigliarci un po’. Mi manca terribilmente quella piccola, disgustosa e meravigliosa parte vera che mi ha mostrato e che io ho preso tra le mani come il tesoro più prezioso. Mi manca quella tale intimità che voleva guadagnarsi e che scivolando dolcemente gli ho permesso in toto. Mi manca quel grado di fiducia che ha distrutto consciamente passo a passo e con un certo impegno. In realtà tutto questo ed altro era da mettere in conto.

Lui dov’è?

Lui non c’è più. E’ solo ricordo etereo nei miei pensieri e nelle mie sensazioni, sensazioni di ricordi, lontani, usati ed abusati, per quasi 365 giorni.

Mi manchi, ma tu non ci sei più, anzi non sei mai veramente esistito perché chissà, anche come mostro sei stato solo una bugia. 

 

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