Materiale resistente

Quindici anni fa usciva questa compilation, a cui io sono molto affezionata…

Da poco ho trovato questo

Nel 2000 usciva il film Il partigiano Johnny, dal romanzo di Fenoglio, non so a voi, ma a me sembrano tempi distanti secoli, rispetto a ciò che stiamo vivendo oggi, quando il senso comune cerca di farci dimenticare della Resistenza, che la nostra Costituzione è caratterizzata da criteri di eguaglianza posti da quelle forze politiche oggi tanto vilipese, in nome di un fantomatico antistalinismo.

I libri neri, piú o meno romanzati, i romanzi dei vinti prendono sempre piú posto nelle librerie, nella cultura del paese, e noi, in un angolo, a guardare, mentre Maria de Filippi sbanca e l’ansa la festeggia. Come faremo a riprenderci la dignità che ci siamo lasciati sfuggire dalle mani? Come faremo a riportare ragazzi e ragazze a leggere un libro, di quelli veri, che fan pensare e ti smuovono? Come faremo a slegarci da bavagli e corde, ormai da decenni sequestrati nelle nostre case di fronte alla tivú di berlusconi?

Sono pessimista, molto pessimista. Il risveglio delle coscienze mi pare ancora lungi a venire, se non attraverso una fase tragica di nuova storia, dove la solo la sofferenza può risvegliare, tutti o buona parte.

La resistenza oggi io non so cosa sia veramente. Credo che in qualche modo solo cercare e creare coerenza, ribellarsi ai clientelismi e ai coccottismi e per questo sentirsi emarginati e falliti, irrimediabilmente, sia l’unica opzione che rimane. Aprire codici, lasciare anni di duro lavoro al pubblico dominio, socializzare cultura, insegnare, insegnare e insegnare, dare tutto ciò che si conosce, ciò che si è elaborato, senza pretendere alcun balzello. Imparare, con umiltà e interesse quanto ci spiega l’operaio (che oggi potrebbe anche essere l’artigiano programmatore?), ascoltare la vecchina sul bus, parlarle, cercare di farle capire il nostro pensiero. Insegnare ai giovani, non senza prima comprendere le loro passioni, immergersi in quei mondi, aiutare a scegliere e incoraggiare. Immergersi in quei mondi vuol dire lasciarli parlare: tentare di comprendere ansietà e malinconie. Eventualmente disvelare le ragioni di queste. Usare un linguaggio comprensibile, sia nella lingua che negli esempi. Questo è l’unico modo che al momento conosco per non collaborare.

In maniera un po’ disperata, auguro comunque un buon 25 aprile a tutt*.

Vedo chiaro il sistema, che è assai noto
in apparenza, ma non lo è però
nell’insieme! Qui c’è gente seduta. Pochi in alto
e molti in basso. E quelli che in alto gridano
a quelli in basso: “Venite su, così
saremo tutti in alto”. Ma se guardi
vedi qualcosa, nascosto
tra quelli in alto e quelli in basso, quasi
una specie di strada; ma non è
una strada. E’ un asse. Ora lo vedi
chiaro, è un’altalena; tutto il sistema
è un’altalena con due capi, l’uno
dipendendo dall’altro, e quelli in alto
sono lassù perché gli altri sono in basso:
ché se quelli venissero su in alto,
gli toccherebbe scendere. Così
debbon volere che gli altri rimangano
eternamente in basso e che mai salgano.
Eppoi in basso, dev’esserci più gente,
sennò l’altalena si muove – perché è un’altalena.

B. Brecht, Santa Giovanna dei Macelli, in I Capolavori di Brecht, Torino, Einaudi, 1963, p. 186.

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