altro,  belle notizie

Qualche mese “a casa”

Insomma, son tornata “a casa”. Per modo di dire, nel senso, finalmente non sono più straniera.

Cioè rimango straniera, ma per modo di dire. Arrivo a lavoro e posso contare più i buongiorno che i guten morgen, qualcosa vorrà pur dir.

Mi sento come quegli immigrati degli anni Sessanta che cercavano i paisà, ma chisseneimporta.

In realtà la ragione non è del tutto obnubilata dall’identità nazionale. Ma qualcosa sta cambiando.

Credo che il fatto di aver passato così tanto tempo (per me 4 anni sono tanti) in un ambiente che ho percepito come ostile all’accettazione e alla miscela di culture (usiamo metafore, va’) abbia portato non poche conseguenze.

in primis credo di non aver mai superato il “periodo di crisi”, seconda fase dello shock culturale nella teoria di Oberg, secondo credo che per quanto mi riguarda, nella mia piccola e minima esperienza, non avrei mai potuto sorpassarlo.

Ci sono molteplici ragioni per questo e onestamente non me la sento di incolpare una vecchiaia che mi ha reso retrograda e conservatrice, anzi. E’ proprio il bisticcio tra l’accettazione di parametri conservatori e chiusi, competitivi e post-post-fordisti che non può trovar spazio nella mia vita, che, in conclusione, non può risolversi come supina accettazione di quel che, diciamolo chiaramente semplificando: è sbagliato.

Tantomeno in situazioni simili si può paternalisticamente criticare una società che non ti accetta, cercando di farsi paladini della retta via, quando non ci sono ancora nemmeno gli albori per uno sviluppo, un barlume di cambiamento in un direzione libertaria (o volendosi accontentare diciamo liberatoria)…

In ogni caso questo nodo mai sciolto continua a portar problemi nelle relazioni sociali nel mio mondo, ormai totalmente diverso, ormai a casa, ormai libera… Probabilmente come la sindrome di Stoccolma, credo di esser ancora prigioniera di altri tipi di relazioni sociali e questo influisce nella mia maniera di interpretare e rispondere al mondo che ho intorno.

Insomma… ho fatto un bel casino ad andarmi a impegolare in quella situazione.

Probabilmente ho solo acuito una sindrome che in parte avevo già, non lo escludo, ma ritornare “a casa” non è facile.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *