pessime notizie

Futurismo mediatico – rovistando nei cassonnetti 2

A volte ritornano. E vanno a pescare nei cassonnetti, visto che è ciò che piú si confà  ai tempi. Ahhh i bei vecchi tempi… neh?
Giorni fa ho letto del “Futurismo anarchico” e mi è salita parecchia nausea (al ché penso: si vede che io conosco proprio degli anarchici strani…o chissà ?mah!)

Le solite solfe: il primo futurismo era un’altra cosa, il futurismo non è solo marinetti, papini però…

 

Di seguito riprendo un mini-editoriale di Donatella Coccoli (nuova direttrice di Left) a proposito dell’ideona di allestire nella Capitale una bel festame futurista (ci mancava, vero?). Spero vivamente finisca in stile futurista, altrimenti che ci vanno a fare? In ogni caso sarebbe meglio tener fuori il gentil sesso, non si mai che qualche rigurgito…

Roma sarà  presto proiettata, recitano i comunicati stampa dell’assessorato alle Politiche culturali e della comunicazione, “nel dinamismo, nella velocità  e nella fantasia creativa di uno dei piú straordinari movimenti artistici del Ventesimo secolo”. Dal 20 febbraio infatti inizia Futuroma futurista, una valanga di eventi tra mostre, convegni, spettacoli. Su left abbiamo già  parlato di una mostra sul futurismo al Mart di Rovereto e riaffronteremo l’argomento, in tutti i dettagli. Questo è un promemoria. Un “avviso ai naviganti” che nei prossimi giorni saranno messi di fronte al trionfalismo mediatico della celebrazione dell’anniversario del Manifesto del Futurismo. Filippo Tommaso Marinetti lo pubblicò il 20 febbraio 1909 sul giornale francese Le Figaro. Secondo il Comune di Roma, fu “un proclama fondante di un movimento rivoluzionario che avrebbe sovvertito i parametri di gran parte della poetica del Novecento”. Gli eventi in programma servono a rilanciare gli “elementi di attualità  e modernità “. Allora ricordiamo cosa scriveva Marinetti: “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno (…). Non v’è piú bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro (…). Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gusto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore, e il disprezzo della donna”.

Tanto tempo fa avevo imparato da una di quelle persone che predica molto molto molto bene, ma razzola molto^n male (come il ceto ecclesiastico, no?) una cosa un po’ marxista, semplificando, non giudicare idealisticamente un’opera senza porla nel contesto che l’ha creata (e le biografie degli autori dove le mettiamo?).
Il futurismo di per sé di nuovo non ha creato niente, basta andarsi a guardare i morasso, d’annunzio (e altri che vorrei snocciolarvi qui, ma l’ho studiato troppo tempo fa e ora è notte).

4 commenti

  • admin

    sulla questione della letteratura (non) popolare in Italia, tra le cui cause sono da annoverare sia un pregiudizio retorico che vuole la nazione italiana sempre esistita da Roma antica ad oggi, sia un influsso di concetti estetici di origine crociana (moralismo dell’arte), Gramsci scrive:

    Connessione del “futurismo” col fatto che alcune di tali questioni sono state mal poste e non risolute, specialmente il futurismo nella forma piú intelligente datagli dai gruppi fiorentini di “Lacerba” e della “Voce”, col loro “romanticismo” o Sturm und Drang popolaresco. Ultima manifestazione “Strapaese”. Ma sia il futurismo di Marinetti, sia quello di Papini, sia Strapaese hanno urtato, oltre il resto, in questo ostacolo: l’assenza di carattere e di fermezza dei loro inscenatori e la tendenza carnevalesca e pagliaccesca dei piccoli borghesi intellettuali, aridi e scettici.

  • cico

    Giorni fa ho riletto una poesia futurista che non ricordavo d’aver prodotto. Mo’ la distruggo, oppure te la spedisco. Che pensi? 😛

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