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Utopia

Appunti per una storia del concetto di Utopia

Il concetto di Utopia
La parola Utopia è coniata da Tommaso Moro (nato a Londra nel 1478-1535) per la sua opera in due parti, intitolata appunto Utopia, che venne pubblicata in Belgio nel 1516, ma scritta l’anno precedente.
Ricordiamo che questo è il periodo in cui Niccolò Machiavelli, scrive, esiliato a San Casciano il suo Principe dedicandolo a Lorenzo II de’ Medici sperando di poter rientrare nelle grazie del nobile e rientrare nel suo ruolo di Segretario della Repubblica.Secondo una data induttiva nostra desunta dalle lettere l’opera è scritta nel 1513, ma viene pubblicata postuma nel 1532 (e condannata dalla chiesa, dal Santo Uffizio, nel 1537.

Nel 1517 Martin Lutero affigge sulla porta della chiesa di Wittenberg, com’era uso a quel tempo, 95 tesi in latino riguardanti il valore e l’efficacia delle indulgenze.

Thomas More è all’epoca è ben addentro la vita politica, è un deputato alla Camera dei Comuni, vicesceriffo della città di Londra durante il regno di Enrico VIII, che sarà suo carnefice quando Moro espose il suo rifiuto alla rivendicazione del monarca inglese di farsi capo supremo della Chiesa anglicana, decisione che gli costò la fine della carriera politica e lo condusse alla pena capitale.

Nel 1516 appare dunque la sua opera piú popolare, Utopia. Sull’ottima condizione (statum) dello Stato (Republicae), sulla nuova isola di mare Utopìa.

Una disputa filologica vede nel titolo due significati

U non (ou) -TOPIA (topos) non luogo -> non c’è, ma se ci fosse…

U bene (eu) -TOPIA (topos) buon luogo -> si vivrebbe bene

Ma nel titolo, Moro specifica che l’oggetto del libello è la ricerca di un ottimo stato, anche se nel testo porta avanti la dialettica dei constrati permettendoci di unire i due significati. (i nomi dei luoghi e via dicendo iniziano con l’a privativo).

Ecco il primo carattere che ebbe il pensiero utopico: – insoddisfazione verso il presente – la proiezione nel futuro

L’opera è infatti divisa in due parti: I. la prima è una diagnosi realistica, spesso impietosa, della condizione sociale e politica dell’Inghilterra del primo Cinquecento e dei suoi malesseri: paci brevi, guerre, reietti ed emarginati, tasse esose, una giustizia iniqua, che punisce con la pena capitale il furto, pena iniqua e stupida per cui conviene ammazzare piuttosto che essere denunciati. Anticipa inoltre l’interpretazione storiografia secondo cui le enclosures sono alla base della rivoluzione industriale (queste erano terre comuni in cui cacciare e coltivare, che iniziano ad essere chiuse). Con disagio More descrive negativamente il presente con aspre critiche al potere politico e religioso.
II. la seconda parte è la descrizione della vita politica e civile e dei costumi degli abitanti della società di Utopia: essa è il rifiuto del presente, OU come -non presente. Ad Utopìa le nostre abitudini sono rovesciate, l’esercito esiste solo per difesa, è una società perfettamente organizzata e perfettamente razionale. E’ da notare come la seconda parte sia stata scritta per prima, ma Moro si accorge che l’opera può trarre in inganno come fosse un mero romanzo, decide perciò di apporre la parte critica: comunque il travestimento letterario, attraverso il racconto di un viaggiatore, Raffaele Itlodeo, serve a non esplicitare il messaggio politico, per raggiungere un piú vasto pubblico.

L’Utopia non spaventa: essa si colloca in un tempo ed in uno spazio molto lontani, oltre la storia e la geografia, in una realtà tanto remota da sembrare virtuale.

Dunque il suo messaggio utopistico, secondo Luigi Firpo, che lo paragona ad un messaggio in una bottiglia, rivoluzionario che incrina gli schemi recepiti e l’acquiescienza dello status quo, penetra nelle coscienze come un lievito segreto, un seme profondo destinato a germogliare lentamente.

L’Utopia inoltre, cerca sempre spiagge nuove, sempre piú lontane dal mondo conosciuto, al pungo che oggi assume i tratti della fantascienza.

Passato
Il mondo classico

Di questi messaggi nella bottiglia, la storia pullula da prima del Rinascimento:
un esempio è la Politeia o Repubblica di Platone, come farà Moro, Platone prende spunto dalla situazione concreta di Atene che non ha conosciuto la pace dall’inizio del V secolo fino al 338 se non per pochi anni.

Da questo quadro storico drammatico, Platone intende sottrarre la guida della città al popolo, affidandola ai filosofi, che sono i soli, tra i cittadini, in grado di concepire delle leggi giuste.

Questo racconto è proposto da Platone agli uomini per invitare ad un cambiamento radicale che solo lo sviluppo dell’animo razionale può produrre, ma dobbiamo anche notare che tutta la filosofia, la letteratura, il teatro e l’architettura del mondo greco sono intrisi di utopia.

Platone vissuto ad Atene tra il 427 ed il 347 a. C., fu discepolo di Socrate e maestro di Aristotele: è una delle figure piú influenti in tutta la storia del pensiero occidentale, dunque anche nell’ambito dell’utopismo, è stato addirittura detto che tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone.

Cinquecento
Nell’epoca Umanistico-Rinascimentale l’utopia si esprime anzitutto nell’urbanistica, ed in questo clima matura sia l’Utopia di Moro che l’Elogio della follia di Erasmo, che non è un’Utopia, ma attraverso la contrapposizione al presente, reca i germi di una progettualità alternativa, presentata come un’insania della mente.
Il secolo della Riforma ed il Rinascimento sono un momento felice per il pensiero utopico, le ragioni sono da ritrovare – nella generale insoddisfazione, che abbina la denuncia del presente – al sogno del futuro possibile
La rivoluzione di Lutero anima quell’Utopia poi nota con il nome di Wolfaria del tedesco Johann Eberlin, mentre la prima utopia post-tridentina, come è stata definita da Firpo, è quella di Ludovico Agostini, nei dialoghi di Infinito, in cui è disegnata una Repubblica Immaginaria.
Eberlin
Eberlin, frate francescano tedesco, seguace di Lutero e ammiratore di Erasmo e More, nel 1521 pubblica a Basilea i Fà¼nfzehn Genossen (I quindici confederati), una raccolta di opuscoli che contengono, nel X Confederato gli Statuti del paese di Wolfaria. Gli Statuti sono il codice della città ideale, che è proposta secondo una forma diversa nuova, nel periodo in cui il luteranesimo sta vincendo la sua battaglia per la Riforma religiosa, l’utopia luterana di Eberlin soddisfa il bisogno di disegnare scenari istituzionali che completino il processo di rinnovamento.
Agostini
In Italia la Riforma cattolica codificata dal Concilio Tridentino, come accennato, anima il modesto giusrista pesarese Ludovico Agostini (1536-1609). Ispirato dalla lettura della Genesi e dell’Esodo, stende, tra il 1583 ed il 1590, un dialogo tra Infinito (simbolo della sapienza divina) e Finito (simbolo della ragione umana). Nell’ultima parte del dialogo fa riferimento alla Repubblica Immaginaria, dove illustra il proprio disegno di città perfetta. Gli uomini nascono con diversi talenti, riconosce Agostini, ma devono avere eguale dignità, i beni del mondo non vanno messi in comune, ma redistribuiti secondo criteri equitativi e solidaristici. E’ bandito il lusso ed è d’obbligo la frugalità, bandito l’ozio e obbligatorio il lavoro del rispetto delle inclinazioni di ciascuno. Il potere politico è conferito a molteplici magistrature cui accedono i maggiormente competenti secondo un criterio elettivo o di estrazione a sorte.
Campanella

La filosofia, dopo Platone, sale al potere anche in un’altra opera, si tratta della Città del Sole di Tommaso Campanella, scritta un secolo dopo l’Utopia di Moro, cento anni in cui è mutato il clima storico. Tommaso Campanella è nato a Stilo, in Calabria, nel 1568, da famiglia poverissima, avido di sapere e povero, entra nell’Ordine domenicano per potersi educare. Deluso però dallo scolasticismo aristotelico che domina il tempo, legge giovanissimo il De Rerum Natura di Bernardino Telesio che tanta influenza avrà sul suo pensiero. Nel 1599 si pone a capo di una vasta congiura contro il potere spagnolo e contro la gerarchia ecclesiastica, e proprio dalla carceri napoletane, già prigioniero da tre anni, prenderà forma la sua Città del Sole, in cui Campanella intende descrivere gli obiettivi di quello sfortunato tentativo rivoluzionario. Secondo Campanella la convivenza investe l’aspetto politico così come quello religioso e la vita umana deve essere organizzata secondo un principio comunistico. La regolamentazione investe dunque, come in Moro, l’economia, ma arriva anche a regolare i rapporti sessuali, come in Platone, ma Campanella si spinge piú in là del maestro ateniese in quanto la regolamentazione della società riguarda l’universalità dei cittadini.Campanella dà grande rilievo all’Istruzione, ancorata saldamente all’empirica concretezza, espone come il compito primario dello Stato la garanzia dell’istruzione, diritto di ogni cittadino.A garantire l’ordine sociale è posta una rigida gerarchia di magistrature elettive, descrive la religione dei Solari: il Metafisico, è la figura piú importante della Città del Sole, egli è il sommo re-sacerdote che regge la città ideale campanelliana, assume questo ruolo in virtú delle proprie conoscenze e capacità in quanto ha diritto ad un potere maggiore chi sa e ama piú degli altri.

Impegnandosi maggiormente nella descrizione della società ideale piuttosto che alla cornice avventura, come per esempio in Moro, Campanella ritiene anche superfluo far precedere questa descrizione dall’elenco delle condanne dei mali presenti.

Nella Calabria dominata da monarchi inetti e preadatori, l’utopia campanelliana assume un messaggio di redenzione preciso. Come altri uomini dopo di lui, non si limita al sogno di una nuova pubblica felicità, ma tenta l’insurrezione, opera concretamente sulla scena politica.Firpo, uno dei maggiori studiosi di Campanella, sintetizza così il contenuto delle «brevi carte» della Città del Sole:

Nel poetico dialogo tra il marinaio genovese ed il cavaliere ospitalario prende forma il minuzioso modello della repubblica ideale in cui, entro un’aura di letizia fraterna, gli uomini, fatti eguali dal gioioso lavoro, liberati dall’assillo dell’ambizione, dall’avidità dei beni posti tutti in comune, dalle preoccupazioni stesse della famiglia, possono dedicarsi spontaneamente a quelle forme di attività cui la natura li ha chiamati, servendo lo Stato, ciascuno a seconda delle proprie forze e della propria inclinazione, in una collaborazione concorde generatrice di alta felicità.
(brano tratto da Utopismo, di Luigi Firpo, p. 865)

Il Seicento
Francia
La Francia oppressa dall’assolutismo, produce il libertinismo da cui prende vita dalla penna di Savinien de Cyrano de Bergerac (Parigi 1619-1655) L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna (L’autre monde ou Les états et empires de la lune, pubbl.1657) e Gli stati e imperi del sole (Les états et empires du soleil, pubbl.1662). Si tratta di racconti fantastici, estremamente vivaci. Il racconto, nella piú tipica e schietta prosa barocchista, è quello di un viaggio meraviglioso, realistico e poetico, nei paesi della Luna e del Sole. E’ un pretesto per l’esposizione di ardite teorie filosofiche, scientifiche e religiose: il movimento della terra, l’eternità e l’infinità dei mondi, la costituzione atomica dei corpi, i princìpi fisici dell’aerostato ecc. Poco apprezzato ai suoi tempi, la sua figura fu resa famosa ma anche travisata dalla commedia di Rostand (“Cyrano de Bergerac”, 1897). Oggi è considerato uno dei precursori della letteratura fantascientifica, e uno dei personaggi piú vivi e singolari del suo tempo.
Inghilterra
In Inghilterra un movimento sociale nato dalla rivoluzione cromwelliana dà alla luce per mano di Gerard Winstanley al Piano per la legge della Libertà (1652). Mentre James Harrington, nello stesso periodo, scrive di Oceana (1656), un’utopia sull’ugualitarismo agrario che secondo l’autorevole opinione di Hume si distingue dalle precedenti per essere un valido modello.Chiude il secolo Fénelon, con i Viaggi di Telemaco (1699), espressione di opposizione aristocratica all’assolutismo monarchico con la riproposizione dell’utopia in forma di viaggio, protagonista è Telemaco, il figlio di Ulisse.

Settecento
Tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento è un altro periodo caldo per la storia delle Utopie. Non sempre è un’utopia progressiva, è di norma espressione di ceti sociali diversi e contrastanti, con una vasta gamma di programmi politici, portando un significato di sollecitazione migliorativa dell’ordine dato. Il messaggio utopico assume connotati politici via via piú definiti, facendosi meno provocazione intellettuale e dando contenuti sempre piú corposi. E’ l’epoca dei grandi progettisti sociali, che intendono dare un’alternativa radicale complessiva nella società del primo capitalismo industriale – Saint-Simon – Fourier – Owen
Owen
Robert Owen (1771-1858), industriale e sindacalista gallese, crea non solo un esercizio teorico-politico, bensì tenta due volte di realizzare concretamente a new world, a partire da un’esperienza concreta. Con la moglie ricca figlia di un proprietario di industrie tessili, crea in Scozia New Lanark (1800-1825) per contemperare il capitalismo con la giustizia, per un capitalismo sociale, dal volto umano. Sopporta il fastidio degli altri proprietari e reinveste i profitti per i propri operai. Owen è portatore di un’utopia riformista, sconfitto in Inghilterra ci riprova in Usa con New Harmony (1825-1828) con una vera comunità, dove non serve il denaro, che è giudicato, secondo l’insegnamento biblico: sterco del diavolo, strumento di tentazione, per cui eliminare il denaro è eliminare la fonte di corruzione. Così venne descritto da Friedrich Engels, in L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza (1880):

Apparve allora come riformatore un industriale ventinovenne, un uomo dal carattere di fanciullo, semplice sino al sublime e ad un tempo dirigente nato come pochi. Robert Owen aveva fatta sua la dottrina dei materialisti dell’illuminismo, secondo la quale il carattere dell’uomo è, da una parte, il prodotto dell’organizzazione in cui nasce e, dall’altra, delle circostanze che lo circondano durante la sua vita e specialmente durante il periodo del suo sviluppo. Ed aggiunse: Ogni movimento sociale ed ogni reale progresso in Inghilterra da parte dei lavoratori è legato al nome di Robert Owen.

Engels e Marx
Engels dunque riconsocerà il valore di questi grandi progettisti sociali, stabilendo un legame con le sue opere e con le teorie di Marx, in un rapporto sia di continuità, ma anche di rottura.In uno dei suoi maggiori contributi alla diffusione delle teorie del socialismo scientifico, conosciuta come Anti-Dà¼hring, Engels metterà in risalto l’astratto razionalismo del primo immaturo socialismo.
Ricordiamo che l’Anti-Dà¼hring (Herrn Eugen Dà¼hring’s Umwà¤lzung der Wissenschaft – La scienza sovvertita del signor Eugen Dà¼hring) nacque come una confutazione delle teorie del professore berlinese Eugen Dà¼hring, che stavano suscitando grande interesse nella socialdemorazia tedesca, si ampliò fino a divenire una esposizione completa dei fondamenti scientifici e filosofici del comunismo.Eugen Dà¼hring aveva attirato per la prima volta l’attenzione di Marx ed Engels nel 1868, quando aveva pubblicato sulla rivista Ergà¤nzungsblà¤tter zur Kenntniss der Gegenwart, una recensione del primo libro del Capitale. In una serie di lettere (gennaio-marzo 1868) essi giudicavano già Dà¼hring come il predicatore di un socialismo vago, piccolo-borghese e pseudoscientifico.
Proprio Marx contrapporrà alle elabrorazioni astratte di modelli intellettuali l’esame analitico del passato e del presente per trovare indicazioni utili a comprendere la nascita della società capitalistica e le sue linee di sviluppo verso altre formazioni economico-sociali.

Non procederà in ambito scientista, bensì utopista William Morris che nel 1890 scrive le Notizie da nessun luogo, da ricordare ancora è Ernst Bloch con Lo Spirito dell’Utopia.A studiare e dialogare con l’utopismo è anche la cosiddetta Scuola di Francoforte, Horkheimer, Adorno, Marcuse, fino ad Habermas: essi riconoscono nell’Utopia un rango decisivo per l’interpretazione e la trasformazione del mondo.Come aveva annunciato Firpo, l’Utopia cerca sempre nuove spiagge e nell’epoca contemporanea prende spesso i tratti della fantascienza; la critica alla razionalità capitalistica darà i natali ad un altro genere, la Dis-topia, che prende forma per denunciare i limiti e le ingiustizie, le brutalità del potere in atto, pensiamo a George Orwell ed al suo agghiacciante disegno della società ideale dei totalitarismi.

Ma piú vicino a noi è sicuramente Matrix, dalla famosa trilogia ideata da Andy e Larry Wachowski.

in nota:
Firpo
Luigi Firpo è il maggior studioso italiano del pensiero utopistico, egli arriva tardi in cattedra, non è uno studente modello, di famiglia per parte popolare, che eredita una tipografia. Si formò completamente nella scuola storico-filosofica, si iscrisse al Fascio credendo in un fascismo popolare, sedotto dal duce, dalla romanità e latinità. Arriva in cattedra a Messina nel 1950, e poi a Torino, tenne anche la cattedra di Metodologia della ricerca storica, disciplina che doveva essere né filosofica né giuridica, ma storica.Tra gli anni 20 e 40 c’è un ampio dibattito che riguarda la cattedra di storia del pensiero politico (rispecchiando anche ragioni concorsuali), su due linee: – storica: pensiero ed idee in accezione piú ampia che dottrine, in cui si ricostruisce la biografia del pensatore, con vicende nel micro-macrocontesto, il contesto culturale, linea d’allargamento delle fonti, con un piú ampio sguardo alle opere minori, e anche di altra natura che politica.- Filosofica: solo alta teoria e filosofia politica.

Negli anni 60 questo dibattito arriva a conclusione e prevale la liena storico, perché Firpo riuscì con ruolo egemonico: cura la prima collana di pensatori politici, nel 1964 Classici della politica, presso la UTET che è la piú ampia storia delle idee politico-economiche e sociali perché è difficile distinguere tra politica, economia e sociologia, in quanto c’è continuità.Firpo ha il metodo di abbattimento progressivo delle barriere tra le discipline, vicino a Machiavelli c’è la stanza dell’umanesimo, ma non si può passare da Machiavelli a Gramsci.

Bobbio
Il primo lavoro importante di Bobbio è la I edizione critica, della Città del Sole nel 1941 per Einaudi. Nel 1937 Firpo si laurea su Campanella; edizione critica che Firpo non riuscì mai a finire.
Bobbio ha un asse centrale filosofico, includendo sempre la storia. Il 1933 si laurea con Ottavio Pastore, in filosofia teoretica, Bobbio si apre alla filosofia logico-analitica. Caratteristica della filosofia analitica è cercare di mettere in luce i concetti, smascherare le false somiglianze tra i concetti e la loro somiglianza sostanziale. Trovare la molteplicità nell’unità e scindere le unità nelle molteplicità, salire ad imbuto a ciò che è sostanzialmente importante.
Nel 1948 arriva a Torino alla cattedra di Solari, insegnando prima sc. Politica e poi filosofia della politica con cui passò a sc politiche nel 1972.

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