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1967 – F. Marek, Il marxismo nella Repubblica federale tedesca

Marek, Franz, Il marxismo nella Repubblica federale tedesca, in «Critica marxista», V, n. 1, gennaio-febbraio 1967, pp. 189-96.

Rubriche – Il marxismo nel mondo

Il marxismo nella Repubblica federale tedesca

Nei nove volumi della « Storia della filosofia moderna » (Geschichte der neueren Philosophie) di Kuno Fischer che, nel periodo fra le due guerre, fu l’opera di consultazione più importante per la gioventù tedesca che studiava filosofia, c’erano su Marx esattamente due righe. Il contemporaneo «Compendio di storia della filosofia» (Grundriss der Geschichte der Philosophìe)di Überweg, dimostrava la sua magnanimità, concedendo due pagine al movimento operaio moderno e a Marx, Engels e Lassalle. Ciò avveniva in un periodo in cui esisteva un grande Partito comunista tedesco e in cui l’ancor più grande socialdemocrazia tedesca si serviva, nella sua letteratura teorica e politica, di concetti marxisti e dichiarava i suoi obiettivi socialisti.
Oggi, nella Repubblica federale, non c’è filosofo, sociologo, antropologo e storico che non rifletta a fondo sul marxismo, che non usi concetti di Marx, che non abbia assorbito certi elementi del marxismo per dare — come ha scritto Antonio Gramsci nella sua nota « La filosofia della prassi e la cultura moderna » —, una vitalità nuova alle proprie idee. Ciò avviene in un periodo in cui il Partito comunista tedesco è messo fuori legge e la socialdemocrazia tedesca si è sbarazzata del punto di vista e dei concetti marxisti ed ha rinunciato, nel suo programma di Bad Godesberg, agli obiettivi socialisti. Come spiegare questo sorprendente fenomeno? È sufficiente la spiegazione che una filosofia — nel senso di Hegel e di Gramsci — è appunto ” il proprio tempo appreso nel pensiero ” e che la nostra epoca è caratterizzata proprio dalla formazione di un sistema di Stati socialisti e dall’esistenza di uno Stato tedesco in cui si viene edificando il socialismo? E quali conseguenze ha questo notevole interesse per il marxismo sull’interpretazione, esposizione e applicazione del socialismo scientifico nella Repubblica federale?
Noi non avanziamo la pretesa di dare, in questa nota, una risposta esauriente a queste domande e ci limiteremo, per il momento, a presentare un po’ di materiale che potrà servire a questo scopo. Anzitutto, alcuni dati sul punto di partenza della formulazione del problema.

L’attività editoriale
La pubblicazione della letteratura su Marx e di libri marxisti nella Repubblica federale è cresciuta notevolmente negli ultimi anni. Eccellenti antologie di Marx sono uscite nelle edizioni Kindler, nella Fischer-Bùcherei; la letteratura sul marxismo e quella di marxisti forma una componente stabile nella produzione delle grandi case editrici tedesche. Se scorriamo la produzione libraria delle case editrici tedesche per l’anno 1966, constatiamo quanto segue: presso Rowohlt è uscito il 2° volume dell’antologia di testi di Karl Marx, «Metodo e prassi», i manoscritti parigini del 1844; prossimamente uscirà il 3° volume, « L’uomo nel lavoro e nella cooperazione. Dallo abbozzo della critica dell’economia politica » (Der Mensch in Arbeit und Kooperation, aus den Grundrissen der Kritik der politischen Ökonomié)una biografia di Karl Marx di Werner Blumenberg; Garaudy, Metz, Rahner, un riassunto del dialogo fra marxisti e cattolici al congresso di Salisburgo organizzato dalla Paulus-Gesellschaft; il contributo di Ernst Fischer ad una estetica marxista « Arte e coesistenza » (Kunst und Koexistenz)Presso l’editore Suhrkamp, che è l’editore delle opere di Theodor Adorno e di Ernst Bloch e che l’anno passato pubblicò la «Storia sociale del movimento operaio» (Sozialgeschichte der Arbeiterbewegung) di Wolfgang Abendroth, quest’anno sono usciti: Marxismo e strutturalismo di Lucien Lebay, la Dialettica del concreto di Karel Kosic e il lavoro di Maurice Dobb sul Capitalismo organizzato. Le edizioni Luchterhand pubblicano il terzo volume dei « Problemi del realismo » (Probleme des Realismus) di Lukács, una raccolta di studi in onore di Lukács per il suo 80° compleanno, le Ricerche dialettiche di Lucien Goldmann, la « Storia della società borghese » (Geschichte der bürgerlichen Gesellschaft) di Leo Kofler, L’uomo unidimensionale Ragione e rivoluzione di H. Marcuse, l’Economia politica dello sviluppo economico di Paul Baran, Dialettica e sociologia Tratti fondamentali della sociologia del diritto di Georges Gurvitch, Struttura di classe nella coscienza socialista di Stanilaw Ossowski e / ribelli di Hobsbawm. La casa editrice Fischer, che prepara una antologia di Gramsci, ha pubblicato «Da Nietzsche a Hitler» (Von Nietzsche zu Hitler) di Lukács, Marx o Sartre di Adam Schaff ed ha presentato il quarto volume di una antologia di Marx-Engels curata da Tring Fetscher dal titolo «Storia e politica»   (Geschichte und  Politik).
Accanto a queste case editrici tedesche maggiori, occorre menzionare ancora la Europäische Verlagsanstalt collegata alla Europa-Verlag di Vienna, che ha stretti rapporti con i circoli sindacali ed è specializzata nell’edizione di testi politici sovente ormai esauriti. Questa casa editrice ha stampato l’anno passato « La rivoluzione russa » (Die russische Revolution) di Rosa Luxemburg, Karl Marx di Franz Mehring, « Marxismo e filosofia » (Marxismus und Philosophie) di Karl Korsch. Questa stessa casa editrice ha inoltre pubblicato l’edizione autorizzata de « L’idea dell’uomo in Marx » (Das Menschenbild bei Marx) di Erich Fromm e dello stesso autore « L’uomo moderno e il suo avvenire » (Der moderne Menseh und seine Zukunft) e ancora « Il concetto di natura nella dottrina di Marx » (Der Begriff der Natur in der Lehre von Marx) di Alfred Schmidt.
Questa notevole produzione editoriale è senza dubbio favorita dal fatto che esiste una serie di università su cui hanno maggiore influenza dei professori marxisti, o che si ispirano a Marx o che interpretano il maxismo. Va menzionata qui prima di tutto Francoforte dove l’Istituto per la ricerca sociale di Adorno ha formato una intera scuola di conoscitori e di interpreti di Marx fra i quali la personalità di maggior spicco è senz’altro il professore Habermas. Sempre a Francoforte lavora Iring Fetscher che ha ridotto in misura crescente il suo accentuato anticomunismo d’origine ed occupa una posizione dominante nella esposizione delle idee e delle opere di Marx. Dopo Francoforte, va ricordato Marburgo dove Wolfgang Abendroth ha fondato tutta una scuola di studiosi marxisti di politica con la quale sono collegati anche l’economista Werner Hofmann e il sociologo Dücker. Con essi sono in stretto rapporto i sociologi Flechtheim e Gottschalch della Freie Universität di Berlino e a Colonia l’austro- marxista Leo Kofler. Professori che hanno un’importanza particolare sono Ernst Bloch a Tubinga e lo storico della letteratura Hans Mayer a Hannover.
Questa diffusione relativamente forte del pensiero e delle opere di Marx nelle università tedesche si riflette nella parte relativamente non trascurabile che le conferenze marxiste hanno nelle trasmissioni dedicate alla cultura popolare della radio e della televisione, ma ancor più nell’ideologia e nella pubblicistica della SDS (Lega degli studenti socialisti tedeschi), che dopo la sua espulsione dal partito socialdemo- cratico, rappresenta l’organizzazione studentesca più forte e politicamente più attiva della Repubblica federale. Questo riflesso è visibile anche nelle prese di posizione dell’associazione universitaria socialdemocratica rimasta nel partito.

Intellettuali e cultura popolare
Nella ricerca dei rapporti assai complicati fra la produzione e il consumo della pubblicistica marxista nella Repubblica federale, bisogna tener conto che la SPD non si ispira più ad obiettivi socialisti e che anche quelli fra i suoi leader che una volta erano marxisti, cercano di sbarazzarsi, in misura amplissima, della terminologia marxista conformemente al programma di Bad Godesberg del 1959, che ha rinunciato non solo agli obiettivi socialisti, ma anche all’accentuazione del punto di vista classista. Era quindi espressione del clima intellettuale generale se Brandt citava occasionalmente Marx — prima di diventare ministro degli esteri.
Il Partito comunista tedesco è fuori legge. La sua letteratura illegale ha quindi naturalmente solo un raggio d’azione limitato. A dir il vero il partito in questi ultimi anni ha condotto costruttivamente la lotta per tornare ad essere legalmente riconosciuto anche in modo che noti esponenti e vecchi parlamentari del Partito comunista tedesco hanno cominciato ad appellarsi e rivendicano per sé le garanzie della legalità. Escono quindi dei periodici che senza dubbio sono ispirati dal Partito comunista tedesco. Fin dall’epoca precedente alla messa fuori legge, noti esponenti politici comunisti pubblicano opuscoli e libri, cosicché in una descrizione della pubblicistica marxista nella Repubblica federale, anche questo settore non può restare trascurato.
Fra i gruppi dirigenti di taluni grandi sindacati, soprattutto della IG-Metall, sono senza dubbio attivi quadri operai formati e ispirati dai principi di Marx e questo si riflette non solo in talune prese di posizione della stampa sindacale accentuate in senso classista, ma anche nell’accentuato distanziamento dal partito socialdemocratico tedesco, soprattutto per quanto concerne la legislazione d’emergenza.
Produttori e consumatori principali della pubblicistica marxista, sono gruppi di intellettuali, organizzazioni studentesche, raggruppamenti legati a queste organizzazioni. Da questi circoli viene pubblicato un gran numero di riviste marxiste, una quasi in ognuna delle maggiori città, con tirature relativamente piccole, dove studi di livello notevolmente elevato si alternano a squilli di tromba guerrieri, espressioni di un “intellettualismo massimalistico”. E come nella descrizione dell’influenza di centri marxisti sulle università tedesche, così anche in questo campo, non può restare trascurato il fatto che non pochi intellettuali, venuti in conflitto con le autorità accademiche o con le istanze di partito della Repubblica democratica tedesca e passati nella Repubblica federale, non hanno assolutamente abbandonato al confine l’angolo visuale socialista, il punto di vista marxista e la  terminologia  del  socialismo  scientifico.
Una constatazione ci sembra importante: se si intende la filosofia nell’ampio significato gramsciano della parola, uno studio socio- psicologico serio dovrà giungere al risultato che l’influenza più efficace del pensiero marxista sulle masse nella Repubblica federale proviene da Bertold Brecht il quale da alcuni anni detiene una posizione dominante sui palcoscenici della Repubblica federale. La constatazione è importante anche tenendo conto del periodo della storia del marxismo dal quale Bertold Brecht è stato improntato ed è altrettanto importante per comprendere quanto le formulazioni, proprie di quel periodo, ricorrenti nella Santa Giovanna dei Macelli o nel L’anima buona di Seciuan, corrispondano a ciò che di spirito marxista si trova nella vita pubblica della Repubblica federale.

L’interesse per il giovane Marx e per Korsch
Nella letteratura su Marx ed anche nell’interesse per Marx presente nella Repubblica federale, domina il giovane Marx. Non è ancora passato molto tempo da quando Iring Fetscher sosteneva la tesi, da. lui stesso corretta nel frattempo, che propriamente, solo i Manoscritti economico-filosofici del 1844 erano d’interesse per il presente. Il concetto di “alienazione” è stato il concetto di moda, par excellence, della « filosofia professorale dei professori di filosofia » (Schopenhauer). Esso occupa una posizione di primo piano tanto nella letteratura dei teologi quanto negli studi di sociologi, antropologi ecc. Certo, questo fenomeno non si limita solo alla Repubblica federale, ma corrisponde all’atmosfera della nostra epoca in cui dei giovani trovano nel giovane Marx una risposta alla loro problematica d’impotenza e di mancanza di prospettive. La caratteristica della letteratura della Repubblica federale consiste nel fatto che questo problema, sulla base della polemica con la DDR ed anche di quegli intellettuali provenienti dalla DDR, è qui arricchito dalla problematica dell’alienazione nel socialismo; con ciò esso non solo viene generalizzato, ma spesso possiede un carattere tanto generalizzante che alcuni saggi e studi comunicano l’impressione come se esistesse soltanto il problema dell’alienazione e come se tutte le questioni del nostro tempo fossero solo aspetti particolari di questo problema.
È questa espressione gergale di alienazione che ha spinto un importante studioso marxista della Repubblica federale a proporre, nel corso di un recente discorso, di infliggere a questo concetto di alienazione un « divieto di circolazione di 10 anni ».
Di fatto, nella Repubblica federale tedesca e nelle discussioni di molti intellettuali marxisti, la problematica dell’alienazione è espressione di un marxismo alienato che ha perso la sua anima di filosofia della prassi rivoluzionaria. In questo caso, il fatto che non esista un grande partito marxista legale si vendica conferendo una certa astrattezza alle ricerche su Marx, allo studio e all’interpretazione di Marx.
Un fenomeno ci sembra tipico: tra gli intellettuali di sinistra della Repubblica federale, c’è una certa predilezione per lavori marxisti non più in circolazione, dimenticati: particolarmente, se si tratta di autori che sono stati in qualche modo dei solitari o di ex-membri del Partito comunista, oppure di autori di studi che, a causa della sclerosi dogmatica dell’epoca staliniana, non sono stati apprezzati nella loro importanza. Una certa voga hanno i lavori di Karl Korsch, soprattutto « Marxismo e filosofia » (Marxismus und Philosophie)che ha ottenuto anche in Francia una certa risonanza postuma. Ora i lavori di Korsch hanno senza dubbio i loro meriti e in talune formulazioni di problemi Korsch si avvicina moltissimo al procedimento ideale di Gramsci: nel contrasto con l’interpretazione fatalistica della concezione marxista della storia; nel riconoscere l’ampia concordanza di Kautsky, Plechanov e Bucharin relativamente a questa interpretazione; nella critica ad una teoria del rispecchiamento che dimentica il carattere attivo del processo conoscitivo; nella elaborazione della componente attivistica del marxismo che unisce, in quanto filosofia di una prassi rivoluzionaria, conoscenza e trasformazione. Ma, a differenza di Gramsci, Korsch non sa superare questo punto di partenza: in particolare egli definiva il marxismo, immeschinendolo, l’espressione teorica delle concezioni del proletariato, in ogni caso esistenti, seppur informi; in connessione con ciò, rifiutava decisamente l’angolo visuale che la conoscenza del socialismo scientifico dovesse essere portata nella classe operaia dall’esterno e così abbandonava il pensiero liberatore dell’azione fondata sulla conoscenza, della possibilità — come diceva Hegel — di fare della necessità il proprio interesse. Perciò le sottolineate esortazioni alla lotta intellettuale e al contrasto filosofico contenute nelle opere di Korsch restano e restavano parole d’ordine astratte, in quanto astraevano dai portatori intellettuali di questo contrasto. La funzione degli intellettuali, approfondita da Gramsci, restò oscura a Korsch, cosicché egli svalutava la sua legittima protesta contro la rappresentazione volgarizzatrice del rapporto fra base e sovrastruttura, con strane teorie quali per esempio quella che, dopo la rivoluzione socialista, la matematica avrebbe mutato il suo carattere.
La pubblicazione degli scritti di Korsch e la sua riabilitazione sono certamente meritorie e ciò è senza dubbio favorito dalla circostanza che Korsch, come tutti sanno, era molto amico di Bertold Brecht. Ma l’importanza molto esagerata che viene attribuita a questi lavori, corrisponde ad un clima in cui il marxismo non è ancora diventato la filosofia della prassi rivoluzionaria. I filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo in modi diversi; si tratta ora di trasformarlo. Il maxismo nella Repubblica federale si concentra soprattutto  sulla  interpretazione  delle trasformazioni.

Sinistrismo astratto e impegno concreto
Questo esempio corrisponde ad un certo sinistrismo” disimpegnato che è tipico di molti intellettuali marxisti della Repubblica federale che si dilettano dei libri di Isaac Deutscher, di Frantz Fanon e di Mao Tse Tung e che combinano la professione di marxismo con un certo distacco dal Partito comunista e dall’Unione sovietica. La intima solidarietà con la lotta rivoluzionaria dei popoli coloniali, che è documentata da una campagna ammirevole di solidarietà con il popolo del Vietnam, si congiunge in essi troppo spesso ad una certa perplessità di fronte ai problemi del proprio paese, ad una mancanza di prospettive per i paesi industrialmente sviluppati in genere: pronti a giustificare con terminologia marxista e rivoluzionaria un attesismo che aspetta il diluvio universale della rivoluzione anticoloniale, sperando di trovare rifugio in un’arca di Noè, senza assolutamente impegnarsi ad inviare una colomba della pace. Diversi gruppi e raggruppamenti pretendono di essere gli unici marxisti legittimi e ricordano, nella loro sterile lotta, la famosa parabola dell’anello di « Nathan il saggio » di Lessing. Il poeta simboleggiò la lotta delle religioni nella favola di quel padre che, per impedire la lotta fra i suoi tre figli, trasmise in eredità a ciascuno una copia del suo anello magico.  «L’anello vero  andò probabilmente perduto».
Il carattere spesso così astratto delle discussioni e delle interpretazioni marxiste nella Repubblica federale, si rivela chiaramente in questi due fenomeni: 1) ci sono pochi piani marxisti seri che indichino le prospettive della Repubblica federale; poche sono le linee direttrici dello sviluppo interno tedesco e della lotta antimonopolistica che si fondino su analisi marxiste esistenti. 2) Poiché la questione delle alleanze è strettamente legata all’orientamento delle prospettive, gli importanti avvenimenti entro la chiesa cattolica e l’ancor più impetuoso sviluppo entro quella evangelica, non hanno quasi nessuna risonanza nella letteratura marxista. Intellettuali marxisti si incontrano con preti nel corso di marce pasquali, sottoscrivono in comune indirizzi di solidarietà per il Vietnam, ma per le prospettive della politica tedesca, per il superamento della problematica tedesca è ancora d’ostacolo uno sterile anticlericalismo che si frappone come una intera regione rocciosa, e ciò nonostante che nella Repubblica federale ci siano dei sostenitori tanto entusiasti del dialogo, come i teologi Rahner e Metz e sebbene siano stati organizzati dalla Paulus- Gesellschaft tedesca i colloqui tra marxisti e cristiani a Salisburgo e Chiemsee e una serie di case editrici cattoliche ed evangeliche siano straordinariamente produttive nella pubblicazione di letteratura marxista e di seri studi sul marxismo. È questo uno dei punti in cui la mancanza di un Partito comunista legale si è fatta sentire in modo particolarmente doloroso.
E tuttavia ci sono gli accenni di un cambiamento — e non solo perché vogliamo chiudere ottimisticamente questa nota. Ai punti di partenza più promettenti dello sviluppo nella Repubblica federale appartiene una certa alleanza sui cui si sono intesi i gruppi dirigenti di taluni grandi sindacati, i professori e gli studenti di sinistra. Que sta intesa si è manifestatala soprattutto nella lotta contro la progettata legislazione d’emergenza ed ha trovato il suo attuale coronamento, il 31 ottobre a Francoforte, in una possente manifestazione di protesta. È sintomatico che il presidente della IG-Metall Otto Brenner nella sua presa di posizione nei confronti del nuovo governo di coalizione, abbia riconosciuto la necessità di rafforzare questa alleanza. Interessa ora la nostra riflessione il fatto che questo fenomeno abbia trovato espressione nei piani marxisti finora più costruttivi, i quali mirano ad una prospettiva progressiva nella Repubblica federale, e nei risultati della lotta antimonopolistica. Essi considerano la rivendicazione popolare della “cogestione” in fabbrica e in economia, avanzata dalla classe lavoratrice, uno degli obbiettivi della progressiva democratizzazione della vita pubblica, che è decisiva per una prospettiva socialista e per un piano politico alternativo nella Germania occidentale. A questo proposito ci sono studi importanti, principalmente i lavori di Peter von Oertzens di Hannover che, sulla base dell’interesse per Marx e dello studio di Marx’, cercano di aprire la strada ad uno sviluppo del pensiero marxista che tenga conto del fatto che il marxismo è una filosofia che è anche una politica.
Franz Marek

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