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Giapponese, ancora!

Oggi mi son comprata il mio primo specie di dizionarietto. Si intitola Kanji Kana della Tuttle. In Italia Shogakukan Giapponese-Italiano costa 120 euro. Ogni giorno, mentre vado a pranzare, lo osservo nella vetrina della libreria all’angolo, dò qualche boccata di sigaretta lì davanti, lo osservo con la coda dell’occhio. Lui mi guarda e gli dico: eh no 120 euro non ce la faccio. Ha i colori spenti, sembra già un po’ liso, nonostante sia ancora nel cellophane.
Siamo così intimi ormai che gli ho anche fatto una foto.

Ultimamente non sono riuscita a studiare tanto. Il weekend vola. Durante la settimana posso approfittare della pausa pranzo, nonostante mi senta un po’ una matta ad aprire veloce il mio quadernone, scrivere scrivere, pensare, pensare, tradurre tradurre, questo cos’era… poi mi son resa conto che voglio andare così veloce a pensare e ricordare che spesso batto il piedino e sicuramente chi mi vede pensa che io sono un po’ strana. Eh forse lo sono.
La sera arrivo cotta e stracotta, tra le 19 e le 20. Talvolta mi capita di scrivere, la sera, qualche brevissimo messaggio in giapponese. tre o quattro righe, qualche sera fa mi son costate 40 minuti, a queste ho ricevuto una risposta di oltre 7 righe con una struttura grammaticale avanzata, kanji che non conosco e via dicendo. Sono ancora lì che devo tradurre tutto per benino, ma se per i kanji c’è il dizionario (il jisho), per la grammatica non c’è soluzione.
Devo ancora farne di strada… ma così tanta. Durante le vacanze di Natale ero rientrata in quello stato di grazia in cui ricordavo bene i kanji, ma mollare e non studiare almeno 3-4 ore al giorno significa perdere tutto. o quasi. Forse si tratta della mia età avanzata 😀
Con il mio Intensivkurs Japanisch dell’Università di Duisburg sono ora verso il termine della lezione 10 (notare bene da giugno-luglio a metà agosto ero arrivata all’unità 8, mentre da settembre a gennaio sono riuscita a fare solo due lezioni anche perché ho dovuto ripassare molto di ciò che avevo fatto in precedenza).
Avevo anche iniziato a seguire un corso gratuito qui a Torino, ma al corso avanzato dovevano ancora iniziare i kanji.
Un’amica mi ha parlato di un corso molto ben fatto da una docente del Cesmeo, sempre qui a Torino. Ovviamente il corso è iniziato a ottobre-novembre, oggi siamo a fine gennaio. che dire… sarà per il prossimo anno? e io che contavo che il prossimo anno…
Inoltre.
Inoltre la mia bella e buona parte di certezze, scontrandosi animosamente con le ampiamente sopravvalutate mie abilità di memoria fotografica, in questi mesi mi hanno portata a soppesare un’altra eventualità.
Sì, prima di dirlo posso solo anticipare: sono matta, lo so.
Da qualche mese la presenza coreana nella mia vita (musica, film, politica, drama, twitter) si è fatta sempre pià spazio a discapito del giapponese. Forse iniziamo il coreano. Forse e anche. Non lo so. So solo che ho preso una grammatica di coreano. Vedremo. Ormai non voglio pià pensare in maniera razionale, faccio un po’ come detta il cuore sul momento, è l’unico modo per non affogare, per far qualcosa che mi entusiasmi. Ma no, il giapponese non lo lascio perdere, certo è che studiare una lingua che si scrive come si pronuncia è una bella comodità… quanto alla sintassi è molto simile a quella giapponese. Ripeto: vedremo.
Ma adesso racconto un aneddoto.
Circa 5 anni e mezzo fa, era l’8 luglio o già di lì (no no, era l’8 luglio e i giorni seguenti) stavo affrontando un grande dolore. In quel frangente mi venne la malsana idea che mi piaceva il giapponese e che volevo iniziare a studiarlo. ovviamente, solo a guardare i kanji da lontano mi son spaventata (eh allora sì che non ero ancora del tutto bruciata!) e visto che ho sempre avuto una simpatia “appelle” per la corea ho pensato, ma perché non guardiamo com’è sto coreano? Scopro che si basa unicamente su sillabe, scritte come si pronunciano. figata. e così iniziai a leggere qualcosa della struttura del sillabario coreano, poi il dolore prese tale sopravvento tanto che non riuscivo certamente a concentrarmi in nulla. e lì decisi che avrei tentato dei concorsi di dottorato… lì inizio la mia vera sventura. altro che sogni di giapponese e capricci di coreano.
Comunque in tutto questo grazie a queste due lingue, a chi le parla, a chi ce le fa arrivare tramite la cultura popolare, così differente dal “pop” sterile a cui siamo abituati noi.
sapete come si dice amore in coreano? è una parola bellissima, suona benissimo… è così dolce…
사랑 (sarang)
ohhhh “o(*^-^*)o” che bello!!!
sono una bimbaminkia? la risposta è ovvia 🙂

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